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Il suggestivo ospedale delle bambole

Il suggestivo ospedale delle bambole

In via  San Biagio dei Librai, all’interno del cortile del palazzo Marigliano, dall’aria antica e fascinosa, una piccola entrata sulla destra apre la porta ad un mondo sospeso tra fantasie, desideri, simboli magici e onirici. Qui, accolti dalla melodia incantatrice di un carillon occhi stupiti, incuriositi e a volte un po’ impauriti rimangono esterrefatti di fronte ad uno spettacolo bizzarro e curioso, unico nel suo genere, dove la sospensione temporale visionaria dilata i ritmi dello scorrere del tempo, rimuovendo il presente, in un tuffo nel passato più lontano. Una porta che riconduce tutti nei sentieri del passato: al mondo dell’infanzia e alla sua spensieratezza, spesso alla sua follia, a quella fantasia con cui un bambino riesce a creare mondi meravigliosamente sospesi in un tempo mai esistito, ma sempre vissuto. Siamo all’Ospedale delle Bambole, un luogo incredibile ma reale, nel quale perdersi in tutto ciò che possibilmente sia immaginabile e nel quale la realtà diventa fantasia e questa inevitabilmente realtà!

In una bambola, in un gioco è davvero presente tutta la vita immaginabile: sono riflessi mille pensieri, tanti desideri, proiezioni fantastiche in mondi lontani o vicini, giganteschi o in miniatura,  in tempi remoti, mai esistiti o forse futuri; in quei “c’era una volta”  si realizzano le fiabe volute come in viaggi meravigliosi nei quali si diventa dominatori della realtà in senso assoluto e si sperimenta la vita.  E così l’Ospedale della Bambole ci introduce in un mondo arcano e sacro, un po’ perduto nello scorrere diabolico del tempo reale della vita adulta, ma sempre riconosciuto: quello della nostra infanzia e soprattutto quello dei legami simbolici che passano anche attraverso gli oggetti e i giocattoli, investiti di idealizzazioni e affetti imperituri. Ecco perché l’Ospedale delle Bambole esprime nella sua essenza prodigiosa un valore universalmente magico: è una vera alchimia di salvezza della fantasia, dei ricordi, dei valori legati al mondo dell’infanzia, che è tutto da preservare, da ricostituire, da trasmettere. Un mondo che ci dice ancora che un giocattolo non è  da buttare perché rotto, come vuole la moda consumistica che spinge i bambini a “vorrei” senza tregua, ma può essere guarito, curato, aggiustato, perché quel giocattolo ha avuto un senso vitale: perché è stato l’unico in grado di farci affrontare così piccoli il mondo, la scuola, il distacco dai genitori, la vita stessa. Un giocattolo, una bambola quindi quando si rompe va curata, perché è la custode dei mille segreti dell’immaginazione e dei sogni, dello scorrere di ore di gioco su castelli in aria, o in oceani profondi nei quali perdersi dietro a chimere, che conducono però alla vita emozionale vera .

Non c’è niente di più serio e più coinvolgente del gioco per un bambino. E in questa sua serietà è molto simile ad un artista intento al suo lavoro. Come l’artista, anche il bambino giocando trasforma la realtà, la reinventa, la rappresenta in modo simbolico, creando un mondo immaginario che riflette i suoi sogni a occhi aperti, le sue fantasie, i suoi desideri”. ( Silvia Vegetti Finzi)

E così entrando da quell’apertura magica dell’Ospedale della Bambole si vedono subito tante testine di bambole antiche e su una parete in alto, alcune appoggiate ad uno specchio dorato con guanciotte rubiconde, occhietti vivaci e cuffiette in merletto; bocce di vetro contenenti tanti occhietti per le bambole bisognose di trapianti; altalene sospese al soffitto, come sogni in attesa di realizzazione,  e vassoi poggiati su antichi cassettoni con pozioni di guarigione salva bambole e di disinfezione in caso di ferite; valigie di cuoio antico  a terra  con medicine di pronto intervento; sculture verticali e lunghe come gigli con tante bambole svestite e un poi una sezione intera dedicata alla vestitura, con tanti vestitini colorati e cappellini in paglia, fiocchi e lustrini. In un angolo appartato persino la sala di trucco e parrucco e nel corridoio che conduce alle viscere interne di questo luogo sacro  dell’Ospedale delle Bambole, il  Bambolatorio , che tra mille lucine pendenti dal soffitto, immerge in un mondo sognante dove tutto si può immaginare e fare.

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